Dopo tanto tempo dedicato a far diorami di tutte le forme, mi capitò finalmente l’occasione di poter costruire un plastico che non fosse il solito anello scalda-locomotive. In realtà lo spazio non c’era ma l’ho creato grazie a una soluzione un po’ impegnativa: un plastico sopraelevato. Tutta la struttura del plastico composta da listelli di abete e strisce di compensatosi trovava a poco più di due metri dal pavimento e correva lungo buona parte del perimetro della casa. Il tutto era sostenuto da “elle” metalliche montate alla rovescia, in modo che la parte ancorata al muro risultasse rivolta verso l’alto, quindi nascosta. Una zona soppalcata ospitava il tavolo da lavoro e permetteva un facile accesso alla stazione e al paesello.
La pendenza massima del tracciato era di 3,5 cm per metro lineare e una E 656 riusciva a trainare in scioltezza 9 carrozze Tipo X Rivarossi. La stazione poteva ospitare treni di 7 carrozze, con il suo marciapiedi costruito in polistirolo e cartoncino, e includeva alcuni binari morti che consentivano qualche manovra. Punto focale del plastico era la riproduzione dell’abbazia di Finalpia.

 

Lo sviluppo della ferrovia era molto semplice: la linea era a binario singolo tranne un tratto a doppio binario che voleva riprodurre una breve porzione di alta velocità compresa tra due gallerie, incongruente con il resto ma posizionata in una zona nascosta. Elettronicamente parlando, una centralina Compact Lenz controllava il traffico dei treni mentre i 9 scambi restavano comandati in modo tradizionale e manovrati da motori sottoplancia Peco.

Il raggio minimo di curvatura era l’R5 Roco Line (542.8mm), così nessun rotabile ha mai dato problemi ad affrontare il tracciato. I tratti con angolo di curvatura più acuto sono stati tutti nascosti in galleria partendo da una distanza dagli imbocchi tale da nascondere le carrozze mentre curvano di colpo appena impegnati i tunnel.

La catenaria era realmente funzionante e un sistema di sottili fili di ferro e rotaie piegate (nascoste all’interno delle gallerie) accompagnava i pantografi alle altezze dei fili di contatto delle parti a vista. La palificazone ex trifase proveniva dall’assotrimento Linea Model, mentre tutti gli altri sono stati modificati a seconda dell’esigenza. La catenaria era autocostruita in filo di ferro da 0.3 mm di diametro fissato con colla cianoacrilica e molta pazienza.

 

GALLERIA IMMAGINI

Protagonista soprattutto di moltissimo divertimento, è stato anche pubblicato su Tutto Treno n.194, n.196 e sulla rivista inglese Model Rail n.115. Le fotografie sono tutto ciò che resta del plastico di Finalpia Santuario, smantellato nel 2006 a causa di un trasloco. 

 

Le foto qui in alto insieme a tante altre, comprese tutte le fasi della costruzione, si possono trovare in un libretto di 100 pagine a colori in formato A5 creato apposta. Informazioni via e-mail.

 

VEDI ANCHE

La pagina dedicata al modello dell’Abbazia
Il Castelletto di Finale Ligure
La stazione di Finalpia Santuario

Un capitolo dedicato alla vera Finalpia è contentuto nel libro Finale Ligure e la ferrovia.

 

Currently On My Stereo: MOGWAI  “HARDCORE WILL NEVER DIE. BUT YOU WILL”

 

12 thoughts on “Finalpia Santuario, il plastico

  1. Giuseppe Reply

    Ciao, erano anni che cercavo tracce di questo bellissimo plastico su internet; ne sono rimasto affascinato fin da quando ho visto gli articoli su “Tutto Treno”; poi è apparsa una foto sulla copertina del “Manuale del modellismo Ferroviario”, e finalmente oggi, solo per caso ho scoperto questo sito. Anch’io sono un grande appassionato delle linee costiere liguri, tra le più belle d’Italia, nonchè fermodellista da circa vent’anni. Non ci sono parole, hai fatto un lavoro maestoso, impagabile, che restituisce al meglio un immagine della Liguria “classica” nei suoi molteplici e caratteristici aspetti, il più evidente dei quali è la varietà di colori dei fabbricati.
    Complimenti davvero, una grande opera di modellismo ferroviario, seguirò sempre i tuoi lavori.
    Giuseppe

    • DAtrains Post authorReply

      Ma grazie infinite! Sono contento il plastico sia così apprezzato, del resto l’avevo costruito come collage nostalgico dei posti che più mi piacciono e il fatto che sia riuscito a trasmettere emozioni anche ad altri mi rende molto orgoglioso. E pensare che ogni volta che riguardo le foto noto tanti piccoli errori e approssimazioni… Comunque di nuovo grazie e spero che il nuovo plastico possa essere all’altezza del precedente.

  2. Mario Mason Reply

    Buongiorno, sono un fermodellista incallito da 55 anni, ho costruito vari plastici, possiedo una eccellente collezione.Sono stato spesso a visitare il suo sito e le porgo i miei più sinceri complimenti per le sue opere, penso che pochissimi al mondo abbiano raggiunto il suo livello di perfezione.Sono un suo grande ammiratore.Spero di poterla incontrare di persona, magari ad una Expo tipo Novegro o Verona.
    Cordiali saluti, Mario Mason di Abano Terme (PD)

    • DAtrains Post authorReply

      La ringrazio moltissimo per la sua gentilezza e per i complimenti! E pensare che spesso nei miei lavori ci vedo solo i difetti… Un saluto, Silvio

  3. Francesco Loiacono Reply

    Gentilissimo,
    seguo da un po’ su TT e sul forum i suoi lavori modellistici. Come tanti appassionati sono alla disperata ricerca di spazi in casa per la costruzione di un plastichetto.
    Sono tentato da una struttura come quella del suo plastico ligure, altrimenti dovro’ guardare al “canetto” o al plastico panettone di TTM.
    Ma ho una serie di dubbi, primo fra tutti, il pensiero che quel plastico fosse in un locale con poche porte e finestre, perche’ 2 metri d’altezza non basterebbero a scavalcarle senza problemi. Come aveva organizzato le cose?
    Le ringrazio in anticipo per la sua risposta (eventuale) e facendole i dovuti complimenti per la qualita’ dei suoi lavori la saluto.
    Francesco Loiacono

    • daTrains Post authorReply

      Ciao Francesco! Il plastico era in una parte di casa con porte e finestre. Tutta la struttura era a filo delle porte (2,10 m mi pare) mentre per quanto riguarda le finestre era pensato in modo da consentirne le aperture con rientranze varie. Per esempio riguardo alle finestre il binario più basso ne stava lontano, mentre quello superiore le scavalcava… spero di essermi spiegato 🙂 Casomai scrivimi direttamente che cerco di trovare qualche foto.

  4. Alessio Lopergolo Reply

    Buongiorno, per prima cosa le faccio i miei più sinceri complimenti per le sue opere, volevo porle una domanda: come aveva costruito il muro di contenimento ad archi presente nel plastico di Finalpia davanti alla stazione? Grazie per la risposta.
    Saluti, Alessio Lopergolo

    • daTrains Post authorReply

      Grazie Alessio! Per il muraglione ho usato fogli di polistirolo per isolamento reperibili nei grandi magazzini per edilizia (quelli che ho usato erano di colore giallo, spessi 2 cm, presi da Leroy Merlin). La superficie è piuttosto liscia e si incide con un punteruolo, cosa che ho fatto per riprodurre le pietre. L’interno degli archi, tagliati con un taglierino a lama grossa, l’ho rivestito con fogli della Vollmer che riproducono pietre. Il tutto è stato sporcato con colori Humbrol molto diluiti. Ciao!

  5. Pierangelo Masi Reply

    Ciao! Plastico Meraviglioso, a dir poco, davvero stupefacente, volevo chiedere gentilmente una cosa, come mai su questo plastico hai utilizzato armamento Tillig e su l’altro il peco? Io sono molto indeciso soprattutto sui deviatoi inglesi doppi.

    • daTrains Post authorReply

      Grazie! Su questo plastico avevo usato binari Roco Line mentre su quello di Milano Chiaravalle ho usato principalmente Peco cod.75 (profilo più veritiero). Tillig l’ho scelta per alcuni scambi in curva nei tratti nascosti. Ciao!

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